Lunedi' 8 agosto, 2005 | BACK |
NEXT
La recente nomina fatta dal primo
ministro Paul Martin del nuovo governatore generale ha risollevato un
interrrogativo al quale da tempo il leader liberale avrebbe dovuto dare una
risposta e che invece ancora rimane disattesa: perché ha mandato via il suo
predecessore, Jean Chrétien, uno dei leader di più grande successo del suo
partito, quando lui, Paul Martin, una volta al potere ha seguito, forse
anche con meno successo, la stessa politica fatta dal suo predecessore?
Lo ammetto: personalmente sono
stato molto critico di Jean Chrétien quando era al potere. Critiche dovute
soprattutto al comportamento di molti dei suoi collaboratori: pieni di se
stessi e poco disposti al dialogo. Inoltre la maggioranza dei suoi ministri
si comportavano in modo arrogante, sempre in cerca dello scontro, assetati
di potere e che avevano pochissimi rispetto per i loro colleghi deputati e
per l’istituzione del caucus liberale. I deputati che si azzardavano a
protestare venivano umiliati, emarginati e, nell amigliore delle ipotesi,
ignorati. Venivano derisi con nomi come “foche ammaestrate” oppure come
“nervous Nellies”.
Martin ed i suoi seguacim non senza ragione, scatenarono una sanguinosa
faida politica in nome degli “emarginati” e per eliminare quello che Martin
definì il “deficit della democrazia”.
Per ripristinare quindi rispetto e
democrazia nel partito i cosidetti “martinites” scatenarono una lunga
battaglia alla fine liberandosi di uno dei più efficaci leader liberali, uno
che è riuscito a rimettere ordine nell’economia, eliminare il deficit, dare
una politica estera al Canada, sia nei confronti degli Stati Uniti, sia
verso i Paesi del Terzo Mondo e dell’Africa in particolare. Inoltre è stato
uno che ha assicurato al Partito Liberale tre consecutive maggioranze di
governo. Cosa che non era riuscita, se non sbaglio da quando c’era Sir
Wilfrid Laurier.
Certo, parte di questo successo,
soprattutto quello economico, è dovuto anche all’opera dell’allora ministro
delle Finanze, Paul Martin, il quale, tra l’altro, condivideva, almeno
pubblicamente, anche la politica del suo predecessore. Infatti,, quando
Martin è andato via, o licenziato dal governo, non è stato perché aveva
problemi sulla politica di Chrétien per meglio migliorare la condizione
economica e sociale dei canadesi, ma solo perché voleva prepararsi per la
leadership, per diventare il capo.
Oggi quindi, abbiamo una nuova
squadra guidata da Martin, ma che ha gli stessi programmi portati avanti da
Chrétien nel settore della politica estera, economica e sociale (Iraq,
rapporti con gli Usa, Medicare, matrimonio tra omosessuali, Québec and much
more).
L’unica differenza è che Chrétien
preparava i programmi e li faceva ingoiare ai deputati senza consultarli,
mentre Paul Martin oltre a farli ingoiare ai suoi deputati, lo fa anche con
i suoi ministri.
Martin ed i suoi consulenti non
eletti del suo ufficio, dialogano direttamente con le opposizioni,
infischiandosene di governo e caucus; istituzioni queste ridotte al ruolo di
coreografia politica.
Qualche mese fa un potente
ministro dell’Ovest del Canada ricevette una telefonata da qualcuno
nell’ufficio del primo ministro che gli disse: “Ma chi c… credi di essere?
Smettila con queste iniziative”. Già,
chi credeva di essere? Solo
un ministro…
Un’altra fonte ha riferito al
Corriere che un ministro si è lamentato qualche tempo fa rilevando che
“quando ero al Governo con Chrétien, i ministry ricevevano, forse una
telefonata al mese. Con Martin ci sono telefonate continue e non sono per
chiedere pareri, ma solo per dare ordini”.
Certo, Martin è alla guida di un
governo di minoranza e quindi deve dialogare con le opposizioni; ma un
governo di minoranza è l’unica cosa che lui è riuscito ad ottenere dai
canadesi da quando il suo team si è presentato alle elezioni. Egli ha
ereditato una larghissima maggioranza che non è riuscito a mantenere.
Quindi ora, nella migliore delle
ipotesi, abbiamo la stessa arroganza di quando c’era Chrétien, certamente
non la stessa competenza.
Con tutto il rispetto, Tim Murphy
non è Jean Pelletier e David Hurley non John Rae. Ed inoltre non vedo nessun
Eddy Goldenberg nelle vicinanze.
In pratica i collaboratori di
Chrétien odiavano quelli di Martin perché questi ultimi davano battaglia.
Ora quelli di Martin danno battaglia solo perché odiano quelli di Chrétien.
Per il resto, tutto come prima.
E veniamo alle ultime nome di
senatori e soprattutto del nuovo governatore generale, una persona che stimo
professionalmente anche se non conosco personalmente.
È una donna, nata fuori dal
Canada, appartenente ad una minoranza visibile.
Ed inoltre, è giornalista proveniente dalla
Cbc. IL suo nome? Adrienne
Jean; Sorry, Michaëlle Clarkson. Esattamente le stesse caratteristiche del
governatore generale scelto da Jean Chrétien. Una differenza: La Clarkson
veniva dall’Ontario anglofono, la Jean dal Québec francofono. Ma questo non
è un cambiamento, è solo il rispetto della regola che vige tra i liberali in
base alla quale ad un anglofono deve seguire un francofono. Per il resto,
tutto come prima.
La domanda che rimane quindi senza
risposta è la stessa: perché Paul Martin ha scatenatyo una battaglia che
rischia di disctruggere il Partito Liberale contro Jean Chrétien se poi fa
le stesse cose del suo predecessore? |