SABATO 12 MARZO, 2005 |
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tangentopoli canadese? e' solo un'ipotesi
La decisione di ieri del
governo federale di ricorrere al tribunale per recuperare 40 milioni di
dollari dalle agenzie pubblicitarie coinvolte nel programma di
sponsorizzazioni federali nel Québec, fa ricordare pericolosamente la
tangentopoli italiana con i finanziamenti neri ai partiti politici.
Sia ben chiaro che l'iniziativa di recupero dei 40 milioni di dollari è
principalmente un'azione dimostrativa del governo che vuole mandare un
messaggio preciso ai cittadini: i colpevoli saranno puniti.
Dal punto di vista economico, l'azione potrebbe rivelarsi di scarsa
importanza, tenendo presente che l'inchiesta Gomery potrebbe costare 100
milioni di dollari, che per recuperare questi 39 il governo ha già speso
circa 2 milioni per attività legali e, alla fine, potrebbe poi recuperare un
bel niente in quanto le agenzie o sono fallite o chiuse. Certo, vi sono i
beni personali, ma si può essere certi che sarà molto difficile
individuarli.
L'azione comunque ha dei contorni sempre più simili alla tangentopoli
italiana ed al finanziamento in nero dei partiti.
Vediamo perché, cominciando dall'elencare le cose che sappiamo.
Il Revisore dei Conti ha accusato i responsabili del Ministero dei lavori
Pubblici federale di avere «infranto tutte le regole previste» nella
gestione di 250 milioni di dollari. Questi soldi, 50 milioni stanziati da
Ottawa per cinque anni, sono andati in larga parte ad agenzie pubblicitarie
del Québec i cui proprietari avevano stretti legami con il Partito Liberale.
Alcune di queste agenzie hanno preso soldi senza presentare un piano di
spesa e senza giustificare il lavoro fatto. Alcuni di questi funzionari sono
già stati arrestati a seguito di una inchiesta dell'Rcmp. Le indagini sono
ancora in corso, come è in corso l'inchiesta giudiziaria condotta dal
giudice Gomery.
Dall'inchiesta è già emerso che sono state emesse fatture per lavori che non
riguardavano gli appalti per le sponsorizzazioni.
Ieri il governo federale, contraddicendo una sua stessa posizione in base
alla quale non si dovevano intraprendere iniziative che potessero
pregiudicare il risultato dell'inchiesta, ha iniziato una azione legale per
recuperare 39 milioni di dollari che, secondo il governo, sarebbero stati
indebitamente intascati. Questi sono i fatti.
Da questo momento in poi si passa nel campo delle ipotesi.
La prima domanda è la seguente: dove sono andati a finire quei 40 milioni di
dollari?
Se le persone citate in giudizio dagli avvocati del governo non sapranno
giustificare le somme ricevute e diranno che li hanno spesi comperando
appartamenti e caramelle, allora fine della storia. Finiranno, se ritenuti
colpevoli, solo loro in carcere e non ci saranno contraccolpi politici.
Se invece diranno, e siamo, ripeto, nel campo delle ipotesi, come fece in
Italia il «mariuolo» Mario Chiesa, che parte di quei fondi sono finiti nelle
casse dei partiti (leggi Partito Liberale, allora si apre un altro capitolo
del quale si conosce solo l'inizio, ma col finale tutto da scrivere.
Molte persone che fino ad ora sono rimaste in silenzio, se tirate in ballo,
potrebbero mettersi a cantare meglio di Pavarotti.
È solo una ipotesi. |