Lunedi 14 giugno, 2004 | BACK | NEXT

CONSERVATORI IN TESTA? PUO' DARSI

di Angelo Persichilli
CORRIERE CANADESE      (English Version)

I conservatori stanno vincendo, I liberali hanno problemi, l’Ndp sopravvive ed I separatisti del Bloc, tornati dalle ceneri, stanno spopolando nel Québec. Non è questo il quadro politico che ci viene presentato nelle ultime settimane dalla stampa?

Si, ma vediamo se è vero.

La campagna elettorale è una gara con tre giocatori: i politici, la stampa e gli elettori. La fotografia presentata è solo l’immagine che vedono i giornalisti analizzando ciò che dicono i politici. Gli elettori raggiungono conclusioni seguendo una dinamica quasi sempre differente.

Infatti, se analizziamo le cifre degli ultimi sondaggi e le paragoniamo con quelle delle precedenti elezioni, vediamo che i conservatori, ad esempio, non stanno spopolando come qualcuno crede, i liberali sono invece effettivamente in difficoltà, mentre l’Ndp ed il Bloc stanno attraversando un periodo di una certa popolarità in quanto sono diventati dei parcheggi per elettori incazzati o indecisi. Trascurato invece dalla stampa nazionale è il Partito dei Verdi che ha invece raggiunto il 7 per cento dei consensi.

A parte quindi il fenomeno dei Verdi, la situazione politica odierna sta tornando sui livelli tradizionali che c’erano sempre stati prima dello scisma di Preston Manning a destra. Scisma che ha danneggiato i conservatori e che ora, una volta raggiunta l’unità, crea la percezione di partito vincente. Infatti, Canadian Alliance e del vecchio Partito Conservatore nelle elezioni del 2000 ottennero rispettivamente il 25,2 ed il 12,7 cioè un totale del 37,9, ben superiore ai 30-34 per cento di ora. Questo significa che i conservatori, nonostante l’avanzata, difficilmente formeranno un governo di maggioranza, soprattutto se la divisione rimane in Québec. Non dimentichiamo che lo scisma conservatore, non fu solo quello di Manning nel resto del Canada ; Lucien Bouchard formò il Bloc proprio con i voti che erano dei conservatori : e quei voti rimangono al Bloc.

Andando ai risultati prima dello scisma, vediamo che i conservatori il 43% del voto nel 1988 ed il 50% nel 1984. Nel 1980 essi ottennero il 32%, come ora, e furono sconfitti; ed anche nel 1979, quando presero il 35 per cento con Joe Clark, riuscirono solo a formare un governo di minoranza. Cosa che, nelle migliori delle ipotesi potrebbe accadere ora.

 Questo significa che quando parliamo di «avanzata dei conservatori», in realtà stiamo solo parlando dei problemi dei liberali. L’ultima volta che abbiamo visto infatti i liberali ai livelli attuali (cioè intorno al 30% è nel 1988 (31% ma con i conservatori al 43%) e nel 1984 (28% con i tory al 50%). Per vedere i liberali sotto il 30% bisogna andare alle elezioni del 1958.

Esaminiamo dunque più da vicino i problemi dei liberali.

Nel 1984 avevano un nuovo primo ministro, John Turner, che ereditava i problemi di un altro primo ministro, Pierre Trudeau. Nel 1988 i liberali ebbero di nuovo problemi a causa di divisioni interne. Adesso, nel 2004 I liberali hanno I problemi del 1984 e del 1988 messi insieme: un leader che ha ereditato problemi ed il partito è diviso.

Torniamo al presente: ai liberali manca circa l’8% dei voti che ebbero nel 2000  (avevano il 40% mentre ora ne hanno il 32-34). Questo voto, come abbiamo visto, non è andato ai conservatori, ai quali manca anche i voti che avevano nel 2000. Il voto è andato all’Ndp nel resto del Canada ed al Bloc nel Québec. In Ontario la situazione è leggermente migliore per i conservatori solo perché nel 2000 le cose andarono molto male. Ciononostante essi non sono andati oltre la somma matematica di quello che ebbero nel 2000 (38%). Questo perché si sono avvantaggiati dalla rabbia degli elettori contro il governo McGuinty a causa del suo budget. E così molti dei cosidetti «red tories» provinciali, indispettiti da McGuinty, hanno deciso di accettare la leadership di Harper. I liberali, infatti, non hanno perso alcun voto alla loro destra; al contrario, l’azione di gente come Clark o Scott Brison li ha aiutati aguadagnare qualche punto.

I problemi dei liberali sono a sinistra e ciò non ha niente a che fare con Jack Layton, la cui campagna è piatta e quasi irrilevante. I problemi della sinistra liberale sono legati alle divisioni interne. L’attitudine di chiusura dei luogotenenti di Martin verso i sostenitori di Chrétien ha creato una riserva di malconento al quale è stato dato una base politica dalla resistenza di Sheila Copps. Il risultato è la perdita di 6-8 punti a sinistra che hanno avvantaggiato l’Ndp. La riunificazione della destra ha duqneu avvantaggiato i conservatori, certamente non ha danneggiato il voto liberale.

 Per quel che riguarda l’Ndp, il partito nodemocratico ha solo riguadagnato parte di ciò che aveva perso nelle ultime tre elezioni, cioè dalla partenza di Ed Broadbent (avevano ottenuto l’8,5% nel 2000, l’11 nel ’97 e 6 nel ’93). Ora stanno tornando ai livelli del passato (20,3 nell’88, 18,8 nell’84 e 19,8 nell’80). Ciò che manca ancora nel voto dell’Ndp è il grande appoggio che sta andando ai Verdi, perdita mascherata solo temporaneamente dal calo liberale. Parte dell’appoggio dei Verdi sta giungendo dai « tory rossi », soprattutto nella British Columbia).

 Come si vede la situazione è molto volatile e per questo i dibattiti che ci sono stasera (in francese) e domani (in inglese) saranno molto importanti.

Essi comunque, a meno di figuracce tremende dap arte di qualche candidate, non saranno sufficienti per influenzare Il risultato delle elezioni del 28 giugno. Questo è vero soprattutto per i liberali per i quali, a meno di qualche grossa gaffe di Harper, sono coloro che hanno più da perdere e quindi sono coloro che devono venire fupri con qualche coniglio dal cappello per difendere almeno un loro governo di minoranza.

Innanzitutto devono convincersi che non possono adottare una politica per salvare seggi in Ontario e nel Québec, contemporaneamente. Se faranno questo, falliranno in entrambe le Province in quanto le strategie necessarie sono diverse e, a tratti, opposte. Tra l’altro, sembra che la situazione in Québec per i liberali, a causa dello scandalo delle sponsorizzazioni, sia ormai irriparabile.

Visto dunque che col Bloc e coi conservatori c’è poco da guadagnare, i liberali sovrebbero concentrarsi a riprendere il voto della sinistra. Fino ad ora  stanno cercando di riguadagnare tale voto speventando i loro elettori demonizzando Harper. Tale manovra può riuscire solo in parte. Per riguadagnare tutto il voto a sinistra devono rimuovere la causa che ne ha provocato la partenza e cioè la divisione interna. Hanno bisogno del ritorno in campagna insieme a loro di persone come John Manley, la Copps, Dhaliwall e, certo, Jean Chrétien.

Questo potrebbe danneggiarli nel Québec, ma nella Belle Province la frittata è ormai fatta, nel resto del Canada è invece ancora utile.

Questo significa che per i «ragazzi di Martin» il rospo da ingoiare è grande; certamente però è più piccolo di quello che dovranno digerire se saranno umiliati alle elezioni del 28 giugno.

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