Sabato 13 marzo, 2004 | BACK | NEXT

PRODI: «ANCHE L'EUROPA HA PAURA»
Intervista esclusiva al presidente della Commissione europea

di Angelo Persichilli
CORRIERE CANADESE 

Brillante, forse un po' più stanco del solito, comunque sempre gentile e affabile Romano Prodi, presidente della Commissione Europea durante la sua visita in Canada. Prodi è stato meno di ventiquatto ore a Ottawa per il consueto Summit Canada-Europa tenutosi giovedì nella capitale canadese.
Durante questa breve visita il "professore" ha concesso una intervista esclusiva al Corriere Canadese parlando non solo del vertice bilaterale appena concluso, ma anche degli italiani all'estero e della minaccia del terrorismo; non condividendo peraltro l'opinione di coloro che ritengono l'Italia il prossimo bersaglio.
Infatti Prodi ha rilevato che, dopo Madrid, «è aumentata la paura» e dobbiamo renderci conto che «è una paura che riguarda tutta l'Europa».
Questo il testo dell'intervista al presidente della Commissione Europea.
Presidente, mi è sembrato molto ottimista durante la conferenza stampa finale di Ottawa. Quali sono i punti più importanti di questo vertice?
Prodi: «Questi incontri col Canada sono sempre positivi in quanto ormai la strada è segnata. Sappiamo la direzione in cui camminare e l'obbiettivo è di ottenere ogni anno qualche risultato in più e anche quest'anno ne abbiamo.
E il risultato di quest'anno?
«È molto semplice: continua la collaborazione nel campo economico e continua anche nel campo politico».
In campo economico sembra comunque ci sia qualche difficoltà. Il Canada ha ovviamente rapporti economici molto stretti con gli Usa ma cerca altri sbocchi.
Sembra che con l'Europa ci siano difficoltà, se non altro procedurali.
«I rapporti sono ottimi, anche nel commercio. Non possiamo di certo competere con gli Stati Uniti come quantità in quanto non condividiamo migliaia di chilometri di frontiera col Canada, ma il commercio va bene e soprattutto crescono gli investimenti. Il Canada è diventato un grande investitore in Europa. Quindi dal punto di vista economico e del commercio le cose vanno bene; tanto è vero che ci siamo soprattutto concentrati su progressi in altri campi, sempre nel settore economico, ma più specifici».
Ad esempio?
«Lavorare su progetti specifici come abolire le barriere tariffarie. Quindi noi abbiamo fatto dei passi in avanti assolutamente notevoli».
Dopo i fatti di Madrid, nei temi del vertice è stata inserita anche la lotta al terrorismo.
«Noi siamo già più che uniti nella lotta al terrorismo dopo i fatti dell'11 settembre. Oggi, siamo stati noi europei, purtroppo, a dovere spiegare i problemi che esistono e quindi le collaborazioni che dobbiamo mettere in atto dopo i tragici attentati di Madrid».
Cosa è cambiato dopo questi attentati?
«Si è radicata ora molta paura in Europa. Molta paura. Cosa che prima non c'era. Eravamo rimasti inorriditi dopo l'11 settembre, avevamo iniziato dei progetti di collaborazione contro il terrorismo, ma c'era forse una specie non dico di illusione, ma un pensiero superficiale che in Europa una cosa simile non sarebbe mai capitata. E adesso ci svegliamo con la certezza che il terrorismo islamico è anche nel nostro continente».
Qualcuno dice che l'Italia sarà la prossima.
«Non ne ho ovviamente la minima prova. Se riuscissi a capire cosa avviene nella mente dei terroristi sarei certamente contento. Purtroppo fanno calcoli sciagurati e nessuno ha in mente cosa pensino. Io non sono convinto che la scelta sia caduta sulla Spagna esclusivamente perché è entrata in guerra ed ha mandato le truppe.
Il mio punto di vista è diverso. Io credo che siamo tutti in pericolo».
E l'Italia, tra l'altro, è già stata colpita.
«Certo, noi siamo stati colpiti duramente in Iraq».
Durante la conferenza stampa ha detto che i rapporti Usa-Europa sono migliorati.
Molti non vedono questo miglioramento.
«Certo, quantomeno nel linguaggio usato nei colloqui».
Vedremo quindi presto l'Onu incaricato della questione-Iraq?
«Io lo spero. Ma, il punto è che, con o senza l'Onu, il problema è grandissimo».
Forse come presidente della Commissione Europea, preferisce non parlare di cose italiane, o meglio di italiani all'estero.
«Ma no, mi dica».
Ecco, si parla ormai di imminente voto per gli italiani all'estero...
«Adesso gli italiani all'estero stanno cambiando, vi sono sempre meno nuove emigrazioni e sempre più emigrati consolidati, stabili. Sta diventando una famiglia diversa rispetto a quella di 30 anni fa».
Considerando quindi che l'Italia sta invece diventando un Paese di immigrati, forse dal Canada si può apprendere qualcosa su come gestire il fenomeno.
«Certo. La politica canadese dell'immigrazione va studiata con attenzione in quanto ha dei grandi aspetti di saggezza e soprattutto ha come obbiettivo e come preoccupazione primaria l'inserimento dell'immigrato nel Paese. E questo anche per l'Italia, che ora è diventato un Paese di immigrati e non di emigranti, è un discorso che va tenuto molto presente».
Una fonte dell'ufficio del primo ministro Paul Martin, ha detto al Corriere che negli incontri di Ottawa la Comunità Europea ha fatto delle domande precise a proposito.
«Abbiamo discusso molto dei modelli di immigrazione e proprio per questo le dicevo che quello canadese è uno dei modelli di grande interesse per noi e da studiare con molta attenzione».
È venuto molte volte in Canada, ma quando deciderà di incontrare anche la comunità di origine italiana?
«Spero di poter venire con un po' di calma. Ho già avuto tempo fa qualche incontro a Vancouver come presidente del Consiglio. Ora, come presidente della Commissione europea, non credo che sia appropriato. Insomma, credo che sia necessario venirci apposta».
Forse potrebbe tornarci come presidente del Consiglio.
«Ma, non lo so. Adesso spero che, finito il mio incarico alla Commissione europea, possa prendere un po' di vacanza. Poi vedremo».
Allora bisogna aspettare.
«Sa, mi hanno già invitato in Québec per fare qualche conferenza, allora in quel caso verrei proprio volentieri a visitarvi».
Presidente, nel corso dei colloqui di Ottawa, e anche ora durante questa intervista, la sento molto stanco.
È così o è preoccupato?
«No, è solo il fuso orario ed ho anche un raffreddore terribile».

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