Lunedi 26 gennaio, 2004 |
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«NON
CEDO ALLA PREPOTENZA»
INTERVISTA ALL'ON.
SHEILA COPPS
Non è più
protetta da una cortina di assistenti e ossequiosi burocrati come quando era
ministro, ma l’ex responsabile federale del dicastero dei Beni Culturali
canadese è rimasta la «Sheila» di sempre : gentile, pungente e battagliera.
Stiamo parlando dell’on. Sheila Copps, esponente liberale impegnata in una
dura battaglia per la sopravvivenza politica contro un collega parlamentare,
il deputato italocanadese e ministro federale dei Trasporti Tony Valeri.
Si tratta, dice Copps, « di una vera e propria guerra civile» che comunque,
in caso di sconfitta, potrebbe significare la fine di una lunga carriera
politica iniziata circa 30 anni fa nel consiglio comunale di Hamilton,
quindi a Queen’s Park e, negli ultimi 20 anni, nel parlamento e governo
federale a Ottawa. Nel corso di una intervista al Corriere Canadese,
Copps parla, in un italiano sempre pi scorrevole, del «problema» che
Hamilton sta vivendo in questi giorni e del suo desiderio di voler «rivolgermi
direttamente alla comunità per spiegare le sue cause e le mie ragioni».
On. Copps, cosa sta
accadendo in questi giorni ad Hamilton?
«Siamo in
una guerra civile che non è buona né per Tony, né per me, e logicamente non
è buona per il partito. Mi voglio sfogare con gli elettori canadesi di
origine italiana.\ per una situazione che poteva essere evitata e può ancora
essere facilmente risolta».
Come?
«Semplice.
Una soluzione si può trovare se Tony va nell’altra metà del suo distretto,
quello nella cosidetta ‘montagna’ e che, tra l’altro, comprende il 50% del
suo elettorato. La cosa da tener presente è che vi sono cinque candidati
liberali e vi sono cinque distretti a disposizione. Non vedo perché io si
debba lottare solo in questo distretto quando c’è un altro a disposizione».
Perché si
è giunti a questo?
«Tutto risale al periodo della corsa alla leadership, quando sono accadute
molte cose sottobanco e non nel modo appropriato. L’hanno fatta franca
allora e credono di poterla fare franca di nuovo. Sono accadute cose molto
strane e le indagini dell’Rcmp nella British Columbia ne sono un sintomo
molto importante.
Le preoccupazioni
che vennero espresse allora nella British Columbia, sono fatte ora in
Ontario.
Ha cercato di
evitare lo scontro?
“Quando
ho parlato col primo ministro la settimana prima del rimpasto dello scorso
11 dicembre, egli mi ha detto che non c’era posto per me nel suo governo. Ho
accettato questa decisione in quanto è un suo diritto sceglier eil governo
che vuole. L’unica cosa che ho chiesto è stata quella di raccomandare a Tony
Valeri di spostarsi nell’altro distretto al fine di evitare questa battaglia.
Questo distretto è libero e, tra l’altro, è lo stesso distretto dove lui
risiede e c’è l’aeroporto di Hamilton. Cosa questa importante per lui in
quanto è ora anche ministro dei Trasporti».
Cosa ha
risposto Martin?
«Mi ha
detto che si trattava di una cosa locale e quindi non poteva intervenire».
Perché non
crede che lui abbia ragione?
«Il
mercoledì prima del rimpasto, ho ricevuto una telefonata da una persona che
mi diceva di accettare una nomina in un posto a livello internazionale
perché, se fossi rimasta candidata, il primo ministro avrebbe fatto tutto il
possibile per farmi perdere la nomina dando a Tony una posizione di governo
di prestigio al fine di aumentare la sua popolarità e mettermi quindi in una
posizione di inferiorità e quindi per me impossibile da affrontare e vincere».
Insomma
lei si sente discriminata?
«Dopo la
risposta di Martin, ho cercato comunque di convincere il partito che sarebbe
stato molto più opportuno convincere Tony a cambiare distretto ed evitare
questa guerra interna, ma nessuno mi ha scoltata. Inoltre, quando sono
andata in vacanza con la mia famiglia in Messico, nello stesso resort creato
dal compianto senatore Pietro Rizzuto, del quale ero molto amica, c’era
anche uno dei più importanti organizzatori di Paul Martin nel Québec,
Jacques Olivier.
Lo conoscevo da
molto tempo. Jacques mi ha avvicinato, e sottolineo che non sono stata io ad
avvicinarmi a lui, e mi ha chiesto cosa stesse accadendo ad Hamilton.
Gli ho
spiegato che il problema poteva risolversi facilmente se Tony avesse deciso
di spostarsi nell’altro distretto. Lui ha risposto di essere molto
interessato, mi ha detto che sarebbe andato a parlare telefonicamente con
Francis Fox (l’attuale capo della segreteria del primo ministro Paul Martin
e uno dei più stretti consiglieri del Québec del primo ministro – ndr).
Come è andata la
mediazione?
“Il
giorno dopo mi ha avvicinato e mi ha chiesto scusa.
Mi ha
detto che né lui, né Francis Fox erano d’accordo «ma the boys from
Ontario ti vogliono fuori dal parlamento. Fox ha trovato questa
posizione ‘incredibile’ ma la decisione non è sua in quanto, mi ha detto
Olivier, la campagna in Ontario è guidata da Karl Littler e David Herle».
Come ha reagito?
“Beh, non
credo di meritare questo: non sono una criminale, non ho fatto male a
nessuno. Credo anche di aver fatto un buon lavoro in un ministero tra
l’altro molto complicato. Credo di avere sempre fatto gli interessi del mio
partito e del mio Paese ed ora mi trovo in questa situazione”.
Ma tale
situazione non è limitata solo al suo distretto
“Purtroppo non sono la sola.
Basta vedere cosa
succede a Montreal con Martin Cauchon e Stephan Dion. Prova inoltre a
chiedere a Herb Dhaliwall perché non si è ricandidato in British Columbia.
Hanno detto che avrebbero fatto tutto il possible per non farlo vincerlo ed
allontanarlo dal Parlamento”.
Decisa quindi a
rimanere fino in fondo.
“Certo. Non vado via. Hanno creduto che avrei accettato una nomina federale
e sarei andata via.
Si sono
sbagliati di grosso”.
Ma quale è
il messaggio che lui vuole dare agli elettori?
« È un messaggio molto chiaro. C’è una soluzione molto facile: Tony ha un
distretto a disposizione che include la metà di quello che aveva
rappresentato in precedenza e tutto si resolve”.
Ma i dati
elettorali dicono che quel distretto è molto più difficile per i liberali.
«Può darsi. Posso comunque dire che continuando di questo passo, possiamo
essere certi che nessuno vincerà alle elezioni.
Tutti i giorni siamo
sulla stampa l’uno contro l’altro.
Ciò
danneggia entrambi. La soluzione è semplice: Tony può impiegare tutte queste
energie per andare nell’altro distretto e vincere».
Lei vuole
andare avanti. Ma ammesso che riesce a vincere la nomina, qundi le elezioni.
Ed ammesso
che i liberali torneranno al governo. Lei crede che farà mai di nuovo parte
diun governo presieduto da Paul Martin ?
«Se vinco sarò in Parlamento e porterò avanti le idee ed i programmi in cui
credo.
Sarò
impegnata in settori come quello culturale, dell’immigrazione , di politica
estera. Inoltre mi batterò inoltre per far riconoscere agli italiani la loro
attività nella seconda guerra mondiale, come parte del processo di
riconciliazione. Ho iniziato il processo di riconciliazione a livello
ministeriale, ma ora intendo portarlo avanti a livello parlamentare».
Crede che farà mai parte di un futuro governo Martin ?
« No. Lo credo altamente improbabile”.
Se perde
invece la nomina si candiderà per un altro partito o come indipendente?
«Se perdo e tutte le procedure sono state rispettate, allora mi faro da
parte».
Altrimenti?
«Se cercheranno di fare i prepotenti, imbroglieranno e non rispetteranno le
regole, allora prenderò in considerazione qualsiasi proposta».
Fino ad
adesso le cose come stanno andando?
«Mi è stato riferito proprio ieri che hanno iniziato a regalare le tessere
per l’iscrizione . In particolare ad un centro per anziani a Stoney Creek.
Così di certo non si va nel modo giusto”. |