Lunedi 14 luglio, 2003 |
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GUIDA PRATICA PER FORMARE
UN NUOVO GOVERNO FEDERALE
Geografia, etnicità, sesso, lealtà e bravura: in lizza 129 deputati che
sostengono Paul Martin
DI
Angelo Persichilli
CORRIERE CANADESE
(English
version)
La lista degli aspiranti-ministri di un futuro governo di
Paul Martin è solo di poco più corta della lista di tutti i deputati liberali
che appoggiano l'ex ministro delle Finanze, cioè 129.
Sfortunatamente per molti di loro, saranno pochi coloro che non avranno
bisogno più del taxi dopo il congresso di novembre a Toronto ed usufruire
della prestigiosa limousine ministeriale.
All'inizio del prossimo anno, dice in privato il primo ministro Jean Chrétien
chiosando i suoi oppositori, «ci saranno molti 'ex futuri ministri' che
credono di avere più possibilità di entrare al governo con un altro leader di
quante ne abbiano avute col sottoscritto».
Il salace commento di Chrétien si basa in effetti su dati di fatto di cui
qualsiasi leader dovrà tenerne conto.
Infatti, anche se le necessità dei leader di partito sono differenti, i
criteri per la scelta dei ministri rimangono sempre gli stessi ed obbligano a
fare delle scelte difficili, ma inevitabili. Con, ovviamente, grande
disappunto e desiderio di rivincita da parte di molti deputati delusi.
I CRITERI
In questo servizio abbiamo cercato di identificare questi criteri che, tra
l'altro, sono gli stessi adottati da tutti i primi ministri fin dalla nascita
di questa Confederazione. «Paul Martin - ha dichiarato al Corriere Canadese
uno stratega liberale familiare con i meccanismi del partito e del governo -
metterà su una compagine governativa in grado di garantire talento ed
esperienza». Lo stesso esponente liberale ha comunque aggiunto che, «prima di
considerare talento ed esperienza, vi sono altri elementi di cui il futuro
primo ministro dovrà tenere conto».
Quali sono questi elementi più importanti di talento ed esperienza? Dopo una
serie di conversazioni con esponenti politici dei vari partiti abbiamo
preparato un quadro più o meno completo di quello che potrebbe essere definito
il vademecum per la preparazione di un governo.
Tutti sono convinti che per la preparazione di un governo le prime
considerazioni che si fanno sono di carattere geografico, sesso, razza ed
etnicità più in generale. Dopo avere esaminato tali elementi, il primo
ministro esamina la lista di coloro che superano tale primo scrutinio e passa
al grado di lealtà del deputato verso il leader, alla affidabilità (da non
confondere con lealtà), quindi all'esperienza ed infine al talento.
Considerando il consistente numero di deputati che appoggiano Martin, si può
presupporre che non gli sarà difficile trovare talento ed esperienza nella
lista dei «sopravvissuti» al primo e secondo setaccio. È ovvio comunque che se
tra tutti i sostenitori del leader c'è uno scienziato che manda missili su
Marte, oppure un premio Nobel per la medicina che ha inventato la cura contro
il cancro, tali regole non si applicano e la "star" va direttamente al governo.
Siccome tali elementi non sono al momento attuale presenti
in nessuno dei caucus politici federali, si può prevedere che tutti i deputati
dovranno passare attraverso il triplice setaccio. Esaminiamo quindi tale
processo in vista di una probabile vittoria di Paul Martin alla convention di
novembre, iniziando dalla geografia.
GEOGRAFIA
Al momento attuale il governo è composto da 39 ministri così ripartiti: 18
dell'Ontario, 8 del Québec, 3 dalla British Columbia, 2 ciascuno dell'Alberta
e Manitoba, ed infine uno ciascuno del Newfoundland, New Brunswick, Prince
Edward Island, Nova Scotia, Saskatchewan e NWT.
Martin ha l'appoggio di 74 MP dell'Ontario, 26 del Québec, 5 ciascuno della
British Columbia e Manitoba, 4 del Newfoundland e Nova Scotia, 3 del Prince
Edward Islands, 2 dell'Alberta ed uno ciascuno del Saskatchewan, NWT e Yukon.
Paragonando il numero degli MP che appoggiano Martin da ogni singola Provincia
ed il numero dei ministri provenienti dalla stessa Provincia,
Si possono individuare subito le prime potenzialità di ogni deputato di
diventare ministro.
Dopo aver quindi assegnato ad ogni Provincia un numero di ministri, si va
dentro la lista di deputati di ogni Provincia cercando i candidati favoriti. A
questo punto si guarda al sesso, l'etnicità ed anche la necessità di avere
facce nuove nel futuro esecutivo.
LE NUOVE STAR
Il problema dei nuovi nomi si porrà comunque dopo le prossime elezioni quando
scenderanno in campo liberale molto probabilmente l'ex premier del New
Brunswick, Frank McKenna, l'ex premier dell'Ndp della British Columbia Ujial
Dosanjh, l'ex deputato liberale, ora separatista, Jean Lapierre, e
l'imprenditore della Bc Mike Phelps, tanto per fare alcuni nomi. Di questi se
ne riparlerà comunque dopo le prossime elezioni.
Torniamo all'immediato dopo-Chrétien, introducendo un secondo elemento di
valutazione: il sesso.
SESSO
Al momento attuale nel governo Chrétien vi sono 10 donne su un totale di 39
ministri. È ovvio che Martin non può fare, come minimo, la stessa cosa. Tra i
129 deputati che lo appoggiano vi sono 28 donne, in massima parte dell'Ontario
(14), 7 del Québec, 2 della British Columbia ed una ciascuna dal Manitoba,
Alberta, New Brunswick, Nova Scotia e North West Territorties. Combinando la
caratteristica geografica e quella del sesso del deputato, si ha quindi
un'altra selezione ed alcuni sostenitori di Martin sanno che la scelta per
loro diventa ancora più difficile.
Etnicità
Subito dopo entra in ballo l'etnicità. Anche se tutti fanno finta di ignorarlo,
vi sono delle quote che, tacitamente, vengono applicate. Tra i sostenitori di
Martin vi sono deputati di varie origine, tra le quali greca, libanese,
tedesca, ispanica, Sikh e, ovviamente, italiana. Particolarmente folto questo
gruppo con circa 20 componenti che appoggiano in massa Paul Martin (solo due
appoggiano altri candidati). Per quel che riguarda il gruppo di origine
italiana, la regola è che ad esso «spetta» almeno un ministero. Qualche volta
due, uno a un deputato dell'Ontario, uno del Québec. Seguirà questa regola
Martin o, come sperano in tanti, non terrà in considerazione tale elemento? Se
la regola sarà rispettata vi saranno molti italocanadesi a muso lungo dopo la
formazione del governo Martin. Se invece non sarà rispettata e il futuro
leader terrà conto solo della lealtà dimostrata nei suoi confronti, «allora
nel prossimo governo canadese - ha detto un osservatore federale - ci saranno
più italiani dello stesso governo Berlusconi».
LEALTA'
A questo punto entra in gioco il grado di lealtà dimostrato dal deputato al
nuovo leader. Tra i deputati attuali solo sei hanno appoggiato Martin fin
dall'inizio, cioè dal 1988. Essi sono Joe Fontana, Joe McGuire, Maurizio
Bevilacqua, Joe Volpe, Albina Guarnieri e Joe Comuzzi. Altri lo hanno
appoggiato dall'inizio ma sono diventati deputati solo dopo (Ralph Goodale), o
hanno lasciato il Parlamento (come Jean Lapierre).
Vi sono poi coloro che hanno appoggiato Chrétien contro Martin nel 1990 ma poi
hanno abbandonato il primo ministro successivamente perché non sono stati
inclusi nel governo, oppure, altri ancora, che hanno deciso di appoggiare
Martin solo ultimamente solo per difendere il posto al governo che hanno già
avuto da Chrétien. Si tratta, come si vede, di un livello di lealtà che varia
«e si può essere certi - ha detto un esponente liberale vicino a Martin - che
Paul è intelligente abbastanza per capire che lo appoggia perché crede in lui
e chi lo fa solo per opportunismo politico».
FIDUCIA
Essere leali comunque, non significa riscuotere la fiducia del leader. Essere
ministro significa infatti essere anche capace, avere uno spirito di squadra
e, spesso, essere anche in grado di mettere da parte il proprio orgoglio e
limitarsi a seguire ordini.
Inoltre un ministro non può essere una testa calda, ma una persone che pensa
molto prima di parlare evitando il più possibile di fomentare controversie,
direttamente oppure manipolando gli altri dietro le quinte.
Persone con queste caratteristiche, anche se leali, non andranno lontano con
nessun leader. Basta vedere la lista dei deputati per capire chi cade in tale
categoria «e - dice un esponente liberale - si può essere certi che lo conosce
anche Paul Martin».
ABILITÀ E ESPERIENZA
Una volta superati tutti questi "esami", il leader cercherà nella lista dei
superstiti le persone capaci. «Non bisogna dimenticare - dice la stessa fonte
- che Martin in tutti questi anni ha tenuto d'occhio tutti i deputati e, se
uno è stato un incapace come backbencher o come presidente di commissione, non
si trasformerà quasi certamente in un ministro efficiente. La maggioranza dei
deputati nel caucus liberale sono stati a Ottawa per molti anni e quindi
Martin si è fatta una idea più o meno precisa di tutti». Paul Martin, dice la
stessa fonte, «ha la necessità di trovare un team il più capace possibile in
quanto deve vincere subito un'elezione. Non avrà tempo per occuparsi di
deputati insoddisfatti e brontoloni».
Tra l'altro, aggiunge un altro esponente liberale, «si nota che molti di
coloro che appoggiarono Chrétien contro Martin nella campagna del 1990, sono
gli stessi che si sono adoperati per far cadere Chrétien professando appoggi
per Martin».
Quasi tutti i deputati, liberali e non, sono consapevoli di queste "regole" e
sanno cosa aspetta loro dopo la convention di novembre. Non mancano comunque
alcuni che ricorrono a trucchi e si stanno agitando sott'acqua per recuperare
posizioni a scapito di qualche collega. Qualcuno avrebbe anche detto, che
«Martin mi metterà al governo perché ha paura di ciò che posso fare se mi
lascia fuori».
È ovvio, si rileva negli ambienti vicini a Martin, che se
queste affermazioni sono vere, confermano che tali deputati hanno capito che
sono destinati a rimanere fuori e si agitano per mettersi in mostra: «La
realtà è che le regole - rileva - sono ben precise e valgono per tutti e non
saranno certamente cambiate da queste dichiarazioni folcloristiche che non
hanno alcun legame con la realpolitik». |