Si parla di lui come del prossimo primo ministro, ma del
primo ministro ha fino ad ora solo i problemi. Sto parlando di Paul Martin.
Ufficialmente non ha ancora annunciato di essere candidato alla leadership del
Partito Liberale, ma le opposizioni stanno chiedendo a lui comportamenti e
promesse da primo ministro.
In effetti la posizione ufficiale di Paul Martin è di semplice Membro del
Parlamento (Mp) rappresentante il distretto di Montréal di Lasalle-Emard, ma
tutti danno per scontato che quando a novembre si andrà a votare per scegliere
il successore di Jean Chrétien, Martin sbaraglierà il campo.
Nel frattempo rimane un semplice Mp ma, allo stesso tempo, due giorni fa ha
dovuto prendere una decisione che certamente gli è costata molto: sbarazzarsi
ufficialmente del controllo e della proprietà della società, una flotta di
navi mercantili, che lui ha creato nel corso degli ultimi 20 anni. Si tratta
di un grosso passo che, anche se è finitito tutto nelle mani dei suoi tre
figli, costituisce sempre un passo di notevole importanza.
Il Corriere Canadese lo ha intervistato poche ore dopo l'annuncio della sua
decisione di sbarazzarsi della società.
Onorevole Martin, ora che siamo poveri entrambi, come si
sente?
«Non sarò mai ricco come lei».
Su questo siamo d'accordo, ma dobbiamo definire cosa
significa essere ricchi. Scherzi a parte, come si sente dopo questa importante
decisione?
«Era da tempo che avevo in mente di prendere una decisione simile. Ho solo
anticipato i tempi. Possono dire che sono molto fiero della mia azienda e
fiero delle capacità dei miei figli. Sono sicuro che si comporteranno molto
bene».
Qual è stata la loro reazione?
«Devo dire che hanno capito perfettamente il mio stato d'animo ma, nello
stesso tempo, sono molto contenti ed eccitati per questo loro nuovo ruolo».
Loro saranno contenti, ma le opposizioni non sono
soddisfatte di questa decisione. Chiedono di più.
«È ovvio che le opposizioni non capiscono la realtà delle cose, soprattutto le
conclusioni cui sono giunti esperti indipendenti del settore, oltre ovviamente
alle raccomandazioni fatte dal commissario per l'etica parlamentare.
Quest'ultimo si è consultato con con un numeroso gruppo di esperti, incluso
l'Integrity Commissionner del l'Ontario, l'ex Ethic Commissioner della British
Columbia ed altri con cui il commissario Wilson si è sentito su questo tema
nelle ultime settimane».
Ma le
opposizioni continuano ad opporsi.
«Devo dire che non sono tutte le opposizioni. Infatti alcuni membri degli
altri partiti sono d'accordo con me, come la stragrande maggioranza dei
canadesi che mi hanno scritto o telefonato ultimamente. Essi hanno capito che
ho tagliato qualsiasi rapporto con la società».
Insomma non accetta il presupposto che il proprietario di una azienda non può
diventare primo ministro.
«Esatto. Credo che tutti coloro che si oppongono a questa situazione stiano
dicendo agli imprenditori canadesi di non avvicinarsi alla vita politica.
Quando esaminiamo in dettaglio le caratteristiche della nostra economia, come
la vogliamo sviluppare, farla crescere, la maggioranza dei canadesi non è
d'accordo con quei membri dell'opposizione».
Lei
dunque ha preso questa decisione per rispondere alle richieste del Commissario
Wilson?
«Non proprio. Infatti il consiglio che ho ricevuto dal commissario Wilson
è stato quello di mettere l'azienda nelle mani di un "blind management" molto
più severo di quello cui si sottopongono i ministri. Io ho voluto invece fare
qualche cosa in più e mi sono liberato dell'azienda. Un comportamento che ho
seguito sempre nella mia vita politica. L'ho fatto come deputato, come
ministro e per qualsiasi altra posizione. Sono sempre di sposto a fare qualche
cosa in più del necessario».
A
proposito, quando farà l'annuncio ufficiale della sua candidatua?
«Io credo che la domanda giusta sia: ci sarà qualcuno sorpreso quando lo
farò?»
È vero,
ma io lo chiedevo per organizzare il mio lavoro ed essere sicuro di essere
presente.
«Nessun problema, farò in un modo di darti tutto il tempo necessario per
organizzarti. Comunque l'annuncio lo farò presto».
A
proposito della leadership. Tutti dicono che lei è in testa con una
maggioranza schiacciante. Vi sono altri candidati che si lamentano che è
impossibile organizzare un qualche cosa contro di lei. Poi il suo candidato
per le elezioni nel distretto di Parkdale-Highpark, perde per 36 voti contro
39. C'è qualcosa che non funziona?
«Si tratta di un
punto molto interessante. Vi sono 10.000 moduli per le nuove iscrizioni
solamente in Ontario a disposizioni di chiunque vuole essere candidato. Questo
solo in Ontario. Quando esamini i risultati di Parkdale-Highpark si deve
concludere che, nonostante le proteste, abbiamo un partito molto democratico
ed aperto».
Sheila
Copps è già candidata, John Manley sta per farlo. Chi dei due lei teme di più
come avversario?
«Entrambi sono molto preparati, molto forti. Posso dire di avere il
massimo rispetto per entrambi».
Come
si sente in parlamento quando le opposizioni, anche se c'è un bilancio di
previsioni da dibattere, attaccano lei che, tra l'altro, non può rispondere a
domande in Parlamento?
«Credo che sia tempo per le opposizioni di cominciare a fare domande di
una certa importanza. Hanno ignorato il bilancio, hanno ignorato un accordo
sulla sanità di grande importanza, non stanno spendendo molto tempo per
parlare dell'Iraq e della possibilità di una guerra. Si tratta di argomenti
molto importanti per il futuro di questo Paese. Credo che per le opposizioni
sia tempo di guardarsi allo specchio e di chiedersi come mai le loro priorità
siano così diverse da quelle di tutti i canadesi».
La
accusano di non presentare programmi, altri, quando lo fa, l'accusano di
complottare contro il suo governo. Come cercherà di barcamenarsi?
«A dir la verità presto sempre meno attenzione alle opposizioni. Credo che le
campagne per la leadership sevono per dibattere programmi, sviluppare idee e
non hanno niente a che fare col presente governo. Io dico questo: quando
presento delle iniziative, si tratta di iniziative che verranno a far parte
della piattaforma del mio governo se vincerò la leadership. Si tratta di idee
e programmi come la riforma parlamentare ed il ruolo del Canada nel mondo.
Sono progammi che presenterò se diventerò primo ministro, ma non hanno niente
a che fare con la presente amministrazione».
Cosa
si aspetta dunque da questa campagna?
«Vi sono
importanti problemi da affrontare e risolvere, a partire da quello della
sanità, istruzione come sviluppare una più forte economia, proteggere le zone
rurali, portare avanti riforme parlamentari democratiche. È importante dare ad
ogni deputato, ad esempio, la capacità di presentare proprie proposte di legge,
non solo dibattere quelle degli altri. Questa riforma è parte integrante del
futuro insieme agli altri programmi che presenterò in caso di vittoria».
Nell'ultimo bilancio si è speso molto. Qualcuno ha detto che il primo ministro
Chrétien ha messo una ipoteca sul suo eventuale futuro governo.
«Credo che i temi toccati dall'ultimo bilancio siano tutti molto
importanti. Ma io credo che anche sia importante per ogni governo di mantener
euna certa flessibilità. L'economia globale presenta molte incertezze,
soprattutto negli Stati Uniti, e se il Canada è riuscito a creare posti di
lavoro in questo clima, è perché abbiamo messo ordine nelle nostre finanze.
Credo che mantenere una forte responsabilità fiscale sia di primaria
importanza anche se, ammetto, i temi trattati nell'ultimo bilancio sono
essenziali».
Da
ministro delle Finanze questa domanda non gliela potevo fare. Ora si. Crede
sia giusta la politica della Banca del Canada di aumentare il costo del denaro?
«Vi sono molte considerazioni. Se la banca centrale dimostra che esiste
una vera preoccupazione a causa del fenomeno inflattivo, a volte, aumentando i
tassi nel breve termine, li si difendono nel lungo termine mantenedoli sotto
controllo. Dipende dalle situazioni. Posso comunque dire che il governatore
David Dodge sta facendo un lavoro ottimo».
Vi
sono molte polemiche all'interno del Partito liberale. Non ha paura di
ereditare un partito molto diviso?
«No. Le corse alla leadership sono caratterizzate sempre da dibattiti
molto infuocati su programmi ed idee. Mi aspetto un dibattito vigoroso, ma
sono altrettanto sicuro che dalla sera in cui ci sarà, tutto il partito
appoggerà il nuovo o la nuova leader».
Il
primo ministro Chrétien ha detto che vuole andare via nel febbraio del
prossimo anno mentre il nuovo leader verrà scelto in novembre. Concorda con
questi tempi?
«Certamente. Non ho alcuna difficoltà ad accettare questo calendario».