Prima pagina/Homepage | Indietro/Back | Prossimo/Next |
di Angelo Persichilli CORRIERE CANADESE |
Un
altro appuntamento con la storia ci ha baciato ed il mondo non se ne è
accorto nemmeno. Una volta almeno cerano sussulti sul nostro dollaro quando
Rene Levesque starnutiva.
Ora i mercati sono più preoccupati di ciò che accade in Indonesia che del teatrino che separatisti e federalisti mettono su ogni 4 anni. Descrivono cataclismi biblici con Jean Charest nei panni di Mosé. Ma alla fine, voilà, tutto rimane come prima, altro giro altra corsa: Lucien Bouchard rimane premier e presto ci proporrà il terzo referendum. I liberali riprendono la ricerca di un leader che possa riportarli nel paese dei balocchi del governo e la stampa inglese ricomincia la missione per cercare un salvatore della patria. È un casinò virtuale dove si gioca pesante ma nessuno dei giocatori dice mai Vedo. Limportante è giocare. E la girandola riprende: «Mesdames et Messieurs, faites votre jeu». I cittadini del Québec andati alle urne 5 volte in 5 anni. È un turbillon della pazzia dove le persone cambiano partito, ideologie. Negli anni 80 Bouchard voleva la Distinct Society e Chrétien era contrario. Negli anni 90 au contraire: Chrétien è a favore e Bouchard contrario. Chrétien aveva importato tempo fa a Ottawa tre federalisti doc, Pierre Pettigrew, Stephan Dion e Lucine Robillard. Li avevano presentati come star candidates, promettevano fiamme e fuoco: scartine. Il loro ruolo in queste elezioni è stato pressocché nullo. Nel Québec si è giocata la solita partita con i soliti protagonisti: Bouchard, Charest e Parizeau. Come dire, il tressette col morto. Ed il morto era a Ottawa: Jean Chrétien. Un primo ministro che forse era quello giusto dopo gli anni frenetici di Brian Mulroney, ma ora non basta più. Ci vuole qualcuno che abbia una visione, un piano ed un team. Il team di Jean Chrétien non ha una visione sociale, non ha una visione costituzionale. Martin gli ha creato il surplus e lui non sa nemmeno come spenderlo. Difende lo status quo ma, alle soglie del 2000, sopravvivere non basta. Bisogna crescere, portare il Canada fuori da una secolare disputa paesana ed inserirlo nel contesto internazionale. Ci vuole una alternativa. E visto che le destre continuano a litigare e le sinistre a sognare, è il momento che lalternativa venga dallinterno dello stesso Partito Liberale. È il momento di ringraziare Jean Chrétien per il lavoro fatto e mandarlo a casa a Shawinigan. |